quinta-feira, 21 de abril de 2016

Chiedo scusa, ma proprio non capisco


Proponiamo ai nostri Lettori questo interessante intervento di Rino Cammilleri, apparso, come lettera al Direttore, su La nuova bussola quotidiana. Dà nuovamente voce alla "periferia degli sconcertati" alla quale abbiamo prestato anche noi attenzione; anzi, della quale vorremmo, in qualche modo e nei limiti delle nostre piccole forze, farci interpreti. Anche il pezzo di Cammilleri implica - ci sembra - un appello ai "buoni" («Ora, è vero che il Papa è lui e chi sono io per giudicare, ma poiché non ci capisco più niente non so a chi altro chiedere»), e dimostra, così, qual sia la principale urgenza pastorale con cui la Chiesa dovrebbe confrontarsi: la fame di saldezza magisteriale. Un numero crescente di profughi della fede, totalmente radicati nella Chiesa - Una, Santa, Cattolica e Apostolica - e incrollabilmente intenzionati a non lasciarla mai, cercano l'aereo su cui qualcuno voglia amorevolmente imbarcarli, rendendo sempre più evidente che, oggi, carità e misericordia significano soprattutto parresia.



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Caro direttore,

tutti mi sono testimoni che finora, su questo Papa, sono stato zitto. Molte erano le cose che, onestamente, non mi quadravano nel suo agire, ma mi sono sempre detto: il Papa è lui, e chi sono io per giudicare? Ma sabato al telegiornale ho visto la scena straziante di un cattolico pachistano in lacrime, col cuore spezzato e la schiena pure a furia di stare genuflesso ai piedi del papa: un poveraccio che non sapeva se ridere per la gioia inaspettata o piangere per la disperazione. Ripeto: un cattolico, e pachistano. 

Ed è inutile qui ribadire quel che sanno tutti sulla situazione del posto da cui scappa. Poi lo stesso tiggì mi comunica che il Papa, sul suo aereo, s’è imbarcato tre famiglie musulmane, in nome e per conto della solita Sant’Egidio. Musulmane. A chi gli ha fatto notare l’incongruenza (e non ci voleva certo un kattolico come me per accorgersene) ha risposto che: a) è stato lo Spirito Santo a ispirarlo, b) quei dodici musulmani avevano le carte in regola. Gli unici, a quanto pare, su decine di migliaia di «profughi». Uno dei quali, lungamente intervistato dallo stesso tiggì, era un nero della Sierra Leone. Profugo pure lui? E da quale guerra scappava, da quella all’Ebola? 

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